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Serenità: possiamo raggiungerla… basta smetterla di controllare che tutto vada al meglio! La pratica della consapevolezza

Mi sono spesso sentita persa, agitata, stressata. Col tempo sono diventata un po’ più serena, e non perché sia ‘migliorata’: semplicemente sono arrivata alla conclusione che “io non controllo nulla”, che il mondo gira per conto suo, che la Vita va avanti anche senza di me ma che io sono comunque parte della Vita.

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Ho fatto mia una frase di Aristotele: “Se c’è soluzione, perché ti preoccupi? Se non c’è soluzione, per cosa ti preoccupi?”…

La sensazione di cambiare le cose, di modificarle, di poter salvare il mondo, di essere “responsabili” dell’esito degli eventi ci dà una responsabilità ed uno stress che in realtà non sono nostri, perché le cose vanno come devono, perché noi siamo una parte di mondo e non i suoi burattinai, perché, come direbbe Raffaele Morelli, c’è una “trama invisibile” su cui noi possiamo solo ricamare al massimo!

Spesso quest’angoscia di non riuscire a risolvere le situazioni è più tipicamente femminile: abituate come siamo da piccole ad “allevare bambole” e a “servire in servizi di plastica da caffè”, crediamo che il nostro ruolo nel mondo sia controllare che tutto sia a posto…Nulla di più nocivo amiche! Il mondo va comunque come deve, le persone intorno a noi hanno un comportamento che è indipendente dal nostro modo di essere, l’amore non è un trofeo da conquistare diventando ‘buone’ e la vita degli altri, figli compresi, non ci appartiene! Rischiamo solo di autofustigarci se le cose non vanno come avevamo previsto… e questo avviene molto spesso e no di certo per colpa nostra! Non possiamo fare nostra la zavorra di un meccanismo superiore come la Vita, che di meccanico ha ben poco!

Navigando, ho trovato un articolo che mi ha colpita molto e che vi riporterò testualmente: è firmato da Claudio Lamparelli e si trova nel suo blog (http://claudiolamparelli.blogspot.com). Ve lo riporto testualmente perché non riuscirei a spiegarlo meglio di come è fatto dall’autore! Un post davvero illuminante quello di Lamparelli:

La pratica della consapevolezza

Crediamo di poter decidere liberamente della nostra vita, crediamo di avere il libero arbitrio. E in realtà lo abbiamo. Ma per la maggior parte del tempo siamo in preda a impulsi, pensieri e sentimenti che sono i frutti di abitudini e di condizionamenti.
Crediamo di essere padroni della nostra vita, di avere almeno in questo campo la sovranità su noi stessi. Tuttavia non è così. Ciò che proviamo, pensiamo e facciamo non è qualcosa che abbiamo liberamente deciso, ma una reazione a qualcosa che ci viene dall’esterno, dagli altri e da zone nascoste del nostro essere.
Di questo dobbiamo essere consapevoli. Questo è il primo passo per esercitare davvero il libero arbitrio. Facciamoci caso: quella reazione di odio, di rabbia o di paura è qualcosa che abbiamo voluto o qualcosa che ci viene imposto dalle circostanze? Se sappiamo osservarci, scopriremmo di essere per lo più in balia di circostanze indipendenti dalla nostra volontà.
Con la pratica della consapevolezza, ci rendiamo conto che non siamo affatto padroni di noi stessi, ma che siamo come palline che si muovono in base agli urti che ricevono.
Eppure c’è un modo per cambiare la situazione. Sviluppare una pratica della consapevolezza che ci permetta 1) di vederci, 2) di staccarci dalla situazione e 3) di introdurre volontariamente stati d’animo di equilibrio, di saggezza, di calma e di comprensione. È con questo cambiamento del clima del nostro essere che possiamo diventare padroni di noi stessi. È in questo modo che possiamo passare da uno stato di dipendenza e di condizionamento a una condizione di libertà e di padronanza.

In questo modo, la consapevolezza di sé non diventa più ciò che erroneamente crediamo, ovvero il sapere chi siamo e ciò che siamo in grado di fare: al contrario, ogni volta che tentiamo di definirci rischiamo solo di porci dei limiti da soli, definendo appunto i confini di ciò che possiamo e che no… La consapevolezza di sé, al contrario, è un osservarci senza giudicarci, monitorando solo il nostro presente e vivendoci in balìa di sentimenti che ci attraversano e che passano andando via, senza tentare di gestirli coi giudizi. Paradossalmente, si comincia ad essere liberi nel momento in cui si smette di credersi liberi di cambiare le cose. Solo così possiamo davvero liberarci dallo stress del controllo eccessivo su di noi e sugli altri, affidando il nostro essere a ciò che agisce per noi e meglio di come faremmo noi: la Vita!

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