Nelle aule di farmacia e fitochimica dell’Università Airlangga di Surabaya (Indonesia), Bambang Prajogo Wardojo ha fatto degli studi sulla medicina tradizionale della Papuasia che, per evitare agli uomini le responsabilità della paternità, consiglia di masticare le foglie violacee della justicia gendarussa.
Isolando il principio attivo di questa pianta, il ricercatore ha constatato come l’assunzione di una dose di questa sostanze renda gli spermatozoi effettivamente incapaci di fecondare per ben 72 ore. Una pillola contraccettiva al maschile, se pur a “scadenza” di 3 giorni, è il sogno di molte donne perché significherebbe raggiungere una parità dei sessi anche nella protezione da gravidanze indesiderate (non dalle malattie sessualmente trasmissibili).
Dal 2012, termine ultimo della sperimentazione clinica, “il pillolo” sarà sul mercato farmaceutico, liberando molte donne dallo stress di ingrassare, trattenere liquidi e dall’eventualità di interferire con il proprio delicato sistema ormonale.
Anche sul fronte biochimico, però, qualcosa si muove. Dalle iniezioni di testosterone che può indurre il cervello a fermare il rilascio dell’ormone GnRH (responsabile dello sviluppo degli spermatozoi), a un “vaccino” che sollecita il sistema immunologico contro la proteina dell’eppina (che porta a maturazione i gameti maschili). Tuttavia, in questi casi ancora tutti da accertare sono gli effetti collaterali, anche su organi come fegato e prostata che potrebbero essere danneggiati.
Per ora, inghiottire una pillola invece che masticare una foglia sembra la via più facile per non diventare papà prima della maturità (non sessuale) necessaria per una tappa così importante della propria vita.